Rimettersi in gioco per il futuro: un’altra chance sui campi da calcio.

Con il progetto Play for the Future, Fondazione Milan supporta sui campi da calcio di Milano, Catania, Napoli e Palermo il reinserimento sociale di giovani sottoposti alla misura giudiziaria della “messa alla prova”. Grazie alla collaborazione con Fondazione Gi Group, allo sport si affianca l’orientamento consapevole.

 

“Dottoresse del lavoro”. Per i partecipanti al progetto Play for the Future, le orientatrici che per un anno sono state a bordo campo insieme ai loro allenatori ed educatori si chiamano così. Un’espressione che è lo specchio di un rapporto di fiducia non scontato ma essenziale per attivare un percorso di ripartenza.

Il campo è da calcio e non poteva essere altrimenti per un’iniziativa di Fondazione Milan che vede la collaborazione di Fondazione Gi Group. Supporta il reinserimento sociale di giovani sottoposti alla misura giudiziaria della “messa alla prova” attraverso lo sport e l’orientamento consapevole. Attivo da tre anni, ha già raggiunto le città (e i campi) di Milano, Catania, Napoli e Palermo con il coinvolgimento attivo degli Uffici di servizio sociale per i minorenni nella selezione dei partecipanti, tutti tra i 16 e i 24 anni.
 
 

Ridare forma al futuro

Che cosa hanno in comune lo sport e l’orientamento? La capacità di ridare forma al futuro. Lo spiega Annalisa Di Paola, Project Manager che in Fondazione Gi Group si occupa di progettazione, coordinamento e tutoring: «Da un lato lo sport come leva educativa per i giovani, permette loro di svolgere veri e propri allenamenti durante i quali hanno la possibilità di confrontarsi con i propri coetanei, gestire insieme gli spazi di gioco, imparare valori come il rispetto dell’altro, la condivisione, l’altruismo e il lavoro di squadra. In parallelo c’è il nostro cammino di orientamento, in cui ogni partecipante viene seguito personalmente da orientatrici esperte».

Il format è lo stesso ma cucito su misura a seconda delle città per raggiungere un obiettivo comune:  offrire una seconda chance di riscatto affinché l’errore non definisca la persona e il suo percorso di vita.
 
 

A bordo campo

«Il rispetto delle regole è la prima competenza da acquisire nel calcio come nel lavoro». A parlare è Patrizia Bonadies, orientatrice all’interno del progetto, che per un anno è stata letteralmente a bordo campo. «Poi vengono la divisa, il problem solving, la puntualità». Per lei, il significato più profondo dell’orientamento è lo stesso dello sport: «Tirare fuori qualcosa di sé stessi».


Osservare un ragazzo muoversi tra circuiti e cinesini può dire molto della sua potenziale resilienza o del carisma, delle sue capacità comunicative e delle sue insicurezze. «Sono tutte competenze di cui è bene essere consapevoli: possono aprire scenari prima inimmaginati».

La sua collega Yara Santoro, anche lei orientatrice, ha incontrato giovani adulti in maggioranza con background migratorio: «Erano fortemente interessati al mondo del lavoro, alla gestione di un colloquio e alla redazione di un curriculum. Ho fornito loro le chiavi per muoversi più informati verso l’occupabilità».
 
 

Il futuro è una partita troppo importante per rinunciare a giocare.

È un lavoro che ha richiesto «indicazioni pedagogiche e formative continuative», riflette Di Paola. «Accompagnare i ragazzi verso una nuova consapevolezza di sè, dopo un evento così traumatico come una caduta o uno sbaglio, significa aiutarli a immaginare di poter sognare qualcosa di diverso. È il fil rouge di Fondazione: partendo da te, da chi sei oggi e attraverso le tue skill, come puoi costruire il tuo futuro?».

Si può fare grazie a un lungo percorso di costruzione di fiducia e credibilità.

«Quando hanno iniziato a chiamarci “dottoresse del lavoro” abbiamo capito che eravamo riuscite ad abbattere il muro della diffidenza» spiegano Bonadies e Santoro.

«Per i ragazzi, siamo state la conferma che c’è qualcuno interessato alla loro vita».


 
 
Scopri di più sui progetti di inclusione lavorativa che Fondazione realizza insieme alle aziende e agli enti territoriali di accoglienza.

Scopri di più
Condividi