Arte nei luoghi di lavoro, un cortocircuito tra ragione e sentimento.
Dal 2 aprile lo spazio espositivo permanente di Fondazione Gi Group a Milano ospita un nuovo allestimento dedicato a “La magia della realtà”, un itinerario tra le opere della pittura italiana del Novecento, da Antonio Ligabue a Felice Casorati, da Renato Guttuso a Giorgio De Chirico, ma non solo.
Perché è importante fare spazio alla cultura nei luoghi (e nei tempi) del lavoro? Conversazione con Paola Dubini, professoressa di Management all’Università Bocconi che ha diretto per sei anni il CLEACC, il corso di laurea in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione.
Aprire spiragli di bellezza per far entrare l’arte nel quotidiano. E nel lavoro. È nato da questa suggestione, a febbraio 2023, lo spazio espositivo permanente di Fondazione GiGroup. Realizzato in collaborazione con Gi Group Holding, “La Collezione” che trova casa nel Palazzo del Lavoro di Gi Group Holding, in piazza IV Novembre 5 a Milano. Un luogo dedicato all’arte come motore di attivazione di pensieri e idee, a disposizione dei dipendenti del Gruppo, delle persone che gravitano attorno alla Fondazione e di tutta la comunità.
Dopo l’allestimento “Arte&Libertà, 12 maestri dell’astrattismo che hanno cambiato il nostro modo di guardare il mondo”, il critico e scrittore Giuseppe Frangi firma la curatela di una nuova mostra, dedicata questa volta a La magia della realtà, un itinerario per addentrarsi attraverso le opere della pittura realista italiana del Novecento.
Due mondi che si intersecano
Perché è importante fare spazio alla cultura nei luoghi (e nei tempi) del lavoro? Lo abbiamo chiesto a Paola Dubini, professoressa di Management all’Università Bocconi di Milano: «Non credo che il mondo dell’arte e quello del lavoro siano separati, piuttosto a volte siamo noi a tenerli distinti con il nostro pensiero. Dei luoghi di lavoro si parla in diverse produzioni di carattere culturale e artistico e sono sempre più le aziende che scelgono di ospitare artisti e occasioni di incontro con la cultura. L’Italia è stata testimone di numerosi esperimenti di arte in fabbrica o del coinvolgimento di artisti nelle pratiche di lavoro: uno dei fattori che ha reso celebre il made in Italy nel mondo è stato la scelta di introdurre elementi di design nella produzione di oggetti d’uso comune. Infine, il racconto degli spazi deputati al lavoro da parte degli scrittori è parte integrante del patrimonio intellettuale contemporaneo».
Paola Dubini, Professoressa di Management – Università Bocconi
Serendipity nel quotidiano
Gli ambienti relazionali si modificano con l’architettura dei luoghi. La presenza dell’arte in un posto di lavoro è in grado di portare un valore aggiunto in termini di rapporti interpersonali, produttività e benessere aziendale? «Dipende molto da come questi spazi sono progettati e gestiti», continua Dubini. «Negli uffici di rappresentanza, nei grandi studi legali o nei quartier generali delle imprese, l’arte assume un ruolo estetico, segnala uno status e l’attenzione a un gusto. L’arte nelle fabbriche è figlia spesso dell’idea di coltivare il bello, mentre ci sono forme di espressione che possono diventare uno strumento prezioso di costruzione di relazione. Penso al teatro quando entra nelle imprese: una leva potentissima per mobilitare in modo nuovo i gruppi di persone e far emergere comportamenti che vadano oltre routine consolidate».
La cultura, secondo la docente, è in grado di coinvolgere la comunità o il territorio su cui gravita l’azienda: «L’inserimento delle arti in generale attiva un cortocircuito visivo, emotivo o sentimentale che ci costringe a fermarci e a cambiare lo sguardo, piccole incursioni nel quotidiano che generano diversivi e suggeriscono di guardare le cose con un occhio diverso. Dedichiamo moltissimo tempo a trovare il modo più efficace ed efficiente per svolgere le mansioni, ma mentre cerchiamo efficacia ed efficienza rischiamo di farci sopraffare. Ben vengano dunque le opportunità di “serendipity”, che consentono di lasciarsi sorprendere da qualcosa di inaspettato mentre si è impegnati in altro».
L’importanza sociale e individuale di un lavoro fatto bene
I mestieri sono una grande fonte di ispirazione per l’arte. «Mi vengono in mente moltissimi esempi: dal film diretto e interpretato da Charlie Chaplin Tempi moderni a Metropolis sull’alienazione del lavoro ripetitivo, fino al futurismo, segnato intimamente dalle grandi innovazioni tecnologiche dei primi del Novecento, e a Primo Levi, che, come pochi altri, ha saputo concentrarsi sulla dignità del lavoro persino in contesti aberranti come il lager. Il contributo che la nostra intelligenza, sensibilità o capacità è in grado di dare a un risultato definisce chi siamo e ci fa stare bene. Trascorriamo moltissimo tempo della nostra vita lavorando: artisti del calibro di Primo Levi o Wim Wenders con un capolavoro come Perfect Days ci aiutano a cogliere la poesia e l’importanza individuale e sociale di un lavoro fatto bene».
Perché l’arte può fare la differenza in un ambito lavorativo come quello di Gi Group Holding, che si occupa di offrire servizi e consulenza in ambito HR? Stefano Colli-Lanzi, ceo di Gi Group Holding, nel catalogo della mostra “La magia della realtà” spiega che «partire dalla realtà, conoscerla e averne stima è un’indicazione di metodo preziosa per un contesto come il nostro che mette al centro l’ascolto dei bisogni complessi di persone e imprese, per cercare soluzioni positive per tutti».
La professoressa Dubini aggiunge che i motivi sono soprattutto due: «Ci aiuta a creare un cortocircuito tra ragione e sentimento che indica percorsi nuovi, accende sinapsi e quindi apre il possibile. C’è una componente di casualità nei modi in cui la cultura accende il nostro pensiero, ma il fatto che la Fondazione Gi Group abbia deliberatamente deciso di usare l’arte come strumento è prova dell’intenzionalità del gesto. Il secondo motivo sta nel potere della cultura di farci stare bene nella nostra pelle, di creare ponti con chi è venuto prima di noi e con chi verrà dopo: è un ingrediente prezioso per il benessere delle persone. Costruire un contesto che indichi alle persone che possono sentirsi in qualche modo a casa lì dove si parla di lavoro mi sembra una scommessa molto importante».
Informazioni utili
Il nuovo allestimento de La Collezione si potrà visitare gratuitamente a partire da mercoledì 2 aprile, riservando uno o più posti in occasione delle visite guidate, organizzate in gruppi di massimo 20 persone, calendarizzate nei seguenti giorni e orari: martedì 17,40-18,20 e 18,20-19 e mercoledì 12,30-13,10 e 13,10-13,50.
Le visite sono curate da Casa Testori e hanno una durata di 30-40 minuti.
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