Orientare al futuro: il formatore come chiave del cambiamento
In un hub di prossimità nel rione Sanità a Napoli come tra i banchi di una scuola lombarda, la consapevolezza di come si costruisce l’orientamento al mondo del lavoro può fare la differenza. Quando il formatore ha a disposizione le chiavi giuste per entrare nei contesti, può aprire le porte del cambiamento.
«Un formatore è un facilitatore, qualcuno in grado di far emergere nuove conoscenze a partire da ciò che già c’è». Annalisa Di Paola, formatrice e pedagogista, in Fondazione Gi Group è Project Manager: «Appoggiare nozioni l’una sull’altra non è la strada per l’apprendimento. Servono interazione e un dialogo costante tra le competenze acquisite e quelle da sviluppare affinché la formazione prenda davvero forma».
A volte è necessario compiere un passo indietro per allargare la platea dei beneficiari e mettere a disposizione di chi orienta una cassetta degli attrezzi efficace per rispondere ai bisogni di più persone e situazioni. Quando la formazione raggiunge il formatore, è lì che il cambiamento trova radici per crescere.
Il docente è il primo orientatore.
Il luogo per eccellenza in cui si costruisce il futuro è la scuola. Ma diventare grandi è un’impresa. Get Ready sta proprio lì, in quella terra di mezzo tra i banchi di un’aula e le scelte che conducono al lavoro.
Selezionato dal bando “Crescere è un lavoro” promosso dall’impresa sociale Con i bambini, ente gestore del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile, e co-finanziato da JPMorgan Chase, è un progetto di orientamento rivolto agli studenti e alle studentesse del terzo, quarto e quinto anno degli istituti secondari di secondo grado nei territori di Milano, Monza e Brianza, Brescia, Varese e Sondrio.
È realizzato da Fondazione Gi Group con Brianza Solidale, Istituto Zappa, Istituto Riva di Saronno e La Grande Casa con Fondazione Sodalitas nel ruolo di capofila.
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Mentre agli studenti vengono proposti moduli di orientamento e rafforzamento delle competenze trasversali attraverso laboratori interattivi, project work e incontri one to one, i docenti vengono coinvolti in percorsi formativi e di tutoring sui temi dell’orientamento, del mercato del lavoro e delle metodologie di didattica orientativa.
«Una sorta di comunità di pratica sotto forma di incontri online, in cui le capacità dell’insegnante di coinvolgere i propri allievi trovano applicazione in percorsi inclusivi per guardare alle esperienze fatte e trasformarle in competenze spendibili nella stesura di un cv come in un colloquio di lavoro», spiega Di Paola.
La modalità è interattiva e continuerà fino al 2026. È ancora possibile iscriversi al ciclo di formazione online che inizierà il 22 settembre Iscriviti qui
Un abito su misura per il rione Sanità.
Accompagnare al mondo del lavoro non è un mestiere semplice. Ci vogliono empatia e una certa distanza. Servono gli strumenti giusti, ma soprattutto serve un libretto delle istruzioni, da aprire in autonomia in caso di necessità. È il messaggio forte e chiaro di una progettualità che con Fondazione Gi Group è atterrata a Napoli, rione Sanità.
Con il suo know how molto forte, ha sviluppato un percorso di capacity building per La Rana Rosa, un hub di prossimità che fa capo a Fondazione di comunità San Gennaro, punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere che hanno bisogno di orientamento al lavoro, supporto psicologico, indirizzamento ai servizi territoriali, educativi e culturali.
«Avevamo l’obiettivo di formare il personale dello sportello affinché potesse offrire agli utenti un approccio più consapevole e mirato, e un supporto efficace e personalizzato, verso l’occupabilità». È proprio attorno a questa parola, così scontata quando la pensiamo fuori contesto, che Fondazione Gi Group ha cucito un abito su misura per il rione. «Da un approccio assistenzialistico emergenziale, le operatrici sono state in grado di ridefinire il proprio ruolo, destrutturare la visione per costruire reali itinerari verso l’autonomia. Non è semplice quando di fronte hai una persona che ti dice: “Aiutami a cercare qualsiasi lavoro”».
E così, l’esplorazione del sé, prima di essere indicata all’utente come strategia per guardare al futuro, è diventata in due mesi di formazione il primo passo per decidere come stare dietro a uno sportello. «Non si può mai improvvisare, soprattutto in contesti particolarmente delicati come questo», aggiunge Di Paola.
L’attività di formazione degli operatori ha avuto quindi l’obiettivo di accrescere la consapevolezza del loro ruolo all’interno dell’organizzazione e comprendere come questo possa esaltare e valorizzare il concetto di occupabilità in ciascun utente con cui si interfacciano. In questo modo il supporto non si tramuta in assistenzialismo. «Il senso più profondo del nostro mestiere sta nel fornire gli strumenti per essere liberi di scegliere, avere un’alternativa. Un lavoro ti può cambiare la vita.
È il modo in cui aiutiamo le persone a entrarci che fa la differenza» dichiara Patrizia Bonadies, Project Specialist per Fondazione Gi Group che si è occupata di seguire l’attività di formazione.